giovedì 11 dicembre 2025

Goriški camino, il Cammino Goriziano: lunedì alle 18 al Kulturni dom di Gorizia

 

Il Cammino Goriziano, chiamato anche Goriški Camino e The way of Gorizia, è nato nell'ambito dei piccoli progetti del GECT/EZTS in vista della Capitale europea della Cultura 2025. 

E' stato un bellissimo impegno, che ha coinvolto la Società per la conservazuione della Basilica di Aquileia e il Sabntuario francescano di Sveta Gora. I conduttori di quest'ultimo anno e mezzo di lavoro sono stati Mattia Vecchi e Nace Novak, con il coinvolgimento dei responsabili delle due entità e di molte persone che si sono date da fare per aiutare, sostenere, promuovere.

I frutti principali di questa azione condivisa sono tre: la ristrutturazione e sistemazione della Casa "Mir in dobro" a Sveta Gora, ottimo ostello per pellegrini, viandanti e turisti; l'individuazione e segnalazione del percorso, con le quattro tappe da Aquileia a Sagrado, da Sagrado a Mirenski grad, da Mirenski grad a Gorizia, da Gorizia a Nova Gorica e a Sveta Gora; il libro guida, curato da Andrea Bellavite (sì, io!) e Nace Novak, con le splendide foto di Mattia Vecchi. 

Solo tra il 2024 e il 2025, sono almeno 1000 le persone che si sono cimentate nei più di 80 chilometri di percorso, la maggior parte sloveni, ma anche italiani e di varie altre provenienze.

Se ne parlerà, abbondantemente, lunedì 15 dicembre, alle 18  presso il Kulturni dom di Gorizia. Gli editori, Martina Kafol di ZTT e Vittorio Anastasia di Ediciclo, insieme agli autori, presenteranno l'opera in rigoroso bilinguismo (con traduzione simultanea). Saranno introdotti dall'ospitante, Igor Komel, direttore della prestigiosa istituzione culturale goriziana.

mercoledì 10 dicembre 2025

Capitale europea dell'Accoglienza?

 

Camminano per mesi, a volte per anni. Cercano di lasciare terre segnate dalla guerra e dalla fame. Devono attraversare confini, subendo ogni sorta di disagi e a volte anche di persecuzioni. Sono convinti di essere accolti a braccia aperte, nello spazio del Pianeta abitato dalla democrazia e dal rispetto per i diritti dell'uomo. Arrivano al confine tra Italia e Slovenia, di nuovo presidiato "provvisoriamente" da oltre due anni dalle forze dell'ordine. Sono sfiniti, spesso febbricitanti per il freddo e la stanchezza, con i piedi feriti da strade impervie e le spalle segnate dalle percosse.

Giungono a Gorizia, che grazie a Nova Gorica è stata evropska prestolnica kulture 2025. Devono espletare le pratiche per la richiesta d'asilo, ma per entrare negli uffici competenti occorre passare la notte, nel gelo invernale, sotto la pioggia o con un'umidità che ti penetra fin nel profondo delle ossa. Molti volontari cercano coperte, preparano bevande calde, riescono a garantire qualcosa da mangiare. La Caritas cura gli alloggi di fortuna, presso il convento dei Cappuccini e l'oratorio del Duomo Pastor Angelicus. Ma gli spazi non sono sufficientia ospitare tutti. Sono le stesse persone e le stesse istituzioni che assistevano centinaia di migranti nella galleria Bombi, alcuni anni fa, subendo addirittura il dileggio delle istituzioni. 

Adesso Galleria Bombi non può ospitare nessuno, perchè sta per essere inaugurato il tunnel delle meraviglie, una bella manciata di milioni di euro per colorare di luci strepitose (e costose, anche e soprattutto per la manutenzione...) il passaggio sotto la collina del castello, devastata da vent'anni da una serie di ascensori mai partiti. E allora? Allora il Comune e le altre istituzioni, preparati da anni di "arrivi", hanno spalancato le porte dei caldi rifugi appositamente predisposti?

No, purtroppo... E ai poveri che non hanno trovato posto negli spazi del volontariato, non resta che utilizzare il simbolo dei simboli, l'opera d'arte multicolore che dovrebbe ricordare ai  posteri la grandeur di una Capitale europea della Cultura. Per dirla in tempo di Natale, "non c'era posto per loro negli alberghi. Trovarono alloggio sotto un obelisco di vetro".

domenica 7 dicembre 2025

Il Museo Civico del Tesoro di Grado. Assolutamente da non perdere...

 

Uno sguardo a Barbana, correndo in bici verso Grado
Si è inaugurato sabato 6 dicembre il Museo Civico del Tesoro di Grado, nell'edificio che fu un tempo casa canonica per i parroci di Grado.

E' un'esposizione bellissima che consente di ripercorrere in pochi passaggi la gloriosa storia della gente che ha vissuto e vive sull'Isola, dalla protostoria ai giorni nostri.

Ci sono reperti di grande valore, come i reliquiari del legno della croce, le straordinarie capselle palocristiane, le lapidi che raccontano il battesimo nei primi secoli. C'è l'impressionante copia in gesso della straordinaria stauroteca, il trono del Patriarca soffiato dai Veneziani, il cui originale si trova proprio nella Basilica di San Marco.

Si raccontano episodi misteriosi della vicenda gradese, in particolare le sepolture di bambini e ragazzi ritrovate dagli archeologi nel corso degli scavi degli ultimi anni. Alcuni video documentano tali eccezionali scoperte e molto altro. Il visitatore è accompagnato nella comprensione dei vari passaggi da ottime didascalie scientifiche e opportuni schemi narrativi. 

Come hanno detto l'Arcivescovo e il Sindaco di Grado durante la cerimonia di inaugurazione, è la possibilità di riappropriarsi, da parte delle cittadine e dei cittadini, di ciò che a essi appartiene. Ed è proprio in questa logica che la realizzazione di un Museo, ben lungi dal voler sostenere anacronistiche identità ormai confinate in un passato remoto, può aiutare ogni abitante di Grado a rafforzare il già importante spirito di accoglienza. La scoperta delle grandi diversità culturali che hanno caratterizzato e in qualche modo intensificato il passato, diventa l'occasione per offrire criteri e potenzialità per vivere con serenità e gioia la grande occasione del vivere in un mondo meravigliosamente vario, multireligioso e pluriculturale. Come ha insegnato la Capitale europea della Cultura, tali differenza, lungi dall'ostacolare la civile e rispettosa convivenza, la fondano sulle basi decisive di una convinta, consapevole e fraterna umanità.

Tutti gli elementi presenti derivano dalle raccolte della Parrocchia Arcipretale di Grado, gelosamente custodite da monsignor Tognon, cui è dedicata l'esposizione e della Soprintendenza ai Beni Culturali.

Venite dunque a visitare il Museo di Grado, possibilmente con l'accompagnamento del competentissimo curatore scientifico, prof. Dario Gaddi, capace di far parlare con intesnistà e profondità ogni pietra e ogni reperto. Venite, anche perché la direzione e gestione del tutto è stata affidata con appalto dal Comune di Grado - proprietario del Museo - alla Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia. Un nome, una garanzia!

Per il momento, il Museo sarà visitabile nel fine settimana 6,7 e 8 dicembre, poi in quello del 13 e 14 dicembre, poi dal 20 dicembre al 6 gennaio 2026, tutti i giorni (escluso il 31 dicembre), con orario 10.30-12.30 e 14.30-17.30.

sabato 6 dicembre 2025

Ignazio e la Libertà: incontro o scontro?

 

Sant'Ignazio, come Leone Magno davanti ad Attila sul Mincio, sembra brandire il monogramma di Cristo per fermare l'emblema del liberismo postmoderno.

Ma a differenza di quanto accaduto nel V secolo, questa volta la battaglia sembra non avere storia. La statuta della Libertà, avvilita da una ben umile collocazione sulla punta di una giostra da sagra, sovrasta il povero fondatore dei gesuiti.

E' un vero peccato. In fondo, la chiave di risoluzione sarebbe stata abbastanza semplice. Il medioevo avrebbe dovuto farsi da parte, rinunciando a un oggettivismo senza deroghe e a un indisponente assolutismo politico. In uno straordinario incontro tra culture, religioni e filosofie, sarebbe bastato che la modernità, nelle sue versioni post e ultra, avesse accettato di temperare l'ipervalutazione del soggetto.

Non è andata così, vecchio Ignazio, scendi pure del piedistallo. ma non finirà bene se si continua così, cara statua della Libertà. C'è il rischio che qualcuno, prima o poi, tolga la luce alla giostra e che nessuno ti illumini mai più.

Umanità, incontriamoci sul ponte di Solkan e costruiamo una nuova sintesi, prima che finiscano sia l'Oriente che l'Occidente, come pure il Nord e il Sud...

Lucio Ulian: GO2027 - Un nuovo futuro?

Slavoj Žižek al Centrepic di Gorici
 Il testo che oggi vi presento prosegue il dibattito sul futuro di Nova Gorica e Gorizia, dopo i fasti dell'Evropska prestolnica kulture. Lo ha scritto l'amico e compagno Lucio Ulian, profondo conoscitore e già per lunghi anni attiva presenza politica e culturale in città. Il titolo non è sbagliato, è proprio GO2027 – Un nuovo futuro? Buona lettura (ab)

Si stanno spegnendo i riflettori su GO2025: ora la città saprà vivere di luce propria?
Un evento che ha offerto un’opportunità unica. Ora Gorizia può scegliere di aprire un nuovo ciclo della sua storia.
A partire dal secondo dopoguerra, la città ha attraversato tre fasi che ne hanno segnato il percorso fino a oggi.
La prima, legata al muro e alla città di confine, è stata caratterizzata da cospicui contributi pubblici e da ferree certezze.
Successivamente il muro si è trasformato in muretto, per poi scomparire. Una transizione, questa, che ha portato a una crisi di identità, causata dalla perdita delle certezze che avevano contraddistinto il periodo precedente. In questa fase politica, economia e cultura, adagiate sul passato, hanno vivacchiato, in parte colposamente, in parte dolosamente, mentre la città iniziava un lento declino.
Auspico che GO2025 segni un nuovo inizio. È tempo di gettare le basi per un nuovo ciclo, in cui la città, per rinascere, dovrebbe riporre i rimasugli del passato nei cassetti della memoria storica e ripensare il proprio ruolo in un territorio posto al centro dell’Europa. Solo così potrà spiccare un nuovo volo. Lucio Ulian

venerdì 5 dicembre 2025

Dalla capitale della cultura, il seme di un nuovo modo di sentirsi "Goriziani"

 

Con una certa sobrietà, si chiude il grande evento, l'anno di Nova Gorica con Gorizia, evropska prestolnica kulture, capitale europea della cultura.

Più che una sintesi del passato prossimo, in molti luoghi si discute sul futuro. Cosa resterà di questa esperienza, come si andrà avanti dal 2026 in poi?

Le aspettative, nei lunghi anni di preparazione, erano enormi. In parte hanno trovato adeguata risposta, in parte, soprattutto dopo lo spettacolare inizio dell'8 febbraio, ha cominciato a serpeggiare una certa, forse inevitabile, delusione.

Ci sono stati tanti meravigliosi momenti, Nova Gorica e Gorizia sono diventate più belle e attrattive, è cresciuto il numero dei turisti e dei visitatori. Ma ci si può limitare a solo questo criterio di valutazione? Certamente no. Quello che è mancato e che dovrebbe essere al primo posto negli auspici e negli impegni per il futuro, è la consapevolezza gioiosa di essere uniti nella diversità, di sentirsi parte di una città in due o di due città congiunte. Ogni "goriziano" (sia esso sloveno, friulano, italiano, pakistano, albanese o macedone) dovrebbe sentirsi  parte di un insieme straordinario, nel quale ciascuno è aiutato a donare agli altri la propria specificità. 

Perché questo accada, occore rafforzare una struttura più efficace, nel cuore geografico e morale dell'Europa. Occorre pensare a un organismo dotato di poteri amministrativi autonomi, eletto su base democratica, che coinvolga tutti i Comuni del bacino dell'Isonzo Soča, in ambito italiano e sloveno. E' un grande spazio vitale, fortemente caratterizzato da affascinanti differenze, ma anche da una vocazione a percepirsi come unica umanità, sororità e fraternità. Potrebbe essere un segno permanente, per l'Europa e per il Mondo, di come sia possibile che il dolore delle guerre e dei genocidi si possa trasformare in impegno per costruire giustizia, pace ed equità in tutto il Pianeta.

Un Pianeta che è in grande sofferenza richiede un'analisi per quanto possibile globale, senza per questo dimenticare, anzi fondando il locale. La Capitale europea della Cultura, si è detto più  volte, dovrebbe essere Capitale europea dell'Accoglienza. Il dolore di migliaia di persone che raggiungono il confine dopo aver attraversato la rotta balcanica, dovrebbe interpellare fortemente i cittadini e soprattutto le rappresentanze politiche. Che cosa si è fatto, come Nova Gorica e Gorizia, per ricevere degnamente non soltanto danarosi turisti o colti ricercatori della tradizione storica, ma anche la schiera dei poveri che bussa alle porte dell'Occidente per trovare rifugio e conforto?

In tutto questo anno "senza confini" non si è riusciti a costruire una scuola unitaria trilingue, a inserire i reciproci insegnamenti di italiano e sloveno nelle rispettive scuole di Nova Gorica e Gorizia, a togliere dal Comune di Gorizia l'ingombrante cittadinanza onoraria a Mussolini, non si è pensato a una rivoluzione toponomastica congiunta, non si è riusciti neppure a convincere il Governo a togliere gli odiosi controlli sul confine, non si sono incontrati che assai raramente - se non mai al di fuori dei momenti ufficiali - i consigli comunali e le rappresentanze politiche della vecchia e nuova Gorica, oltre che del Comune di Šempeter...

Ciò che lascia la Capitale della Cultura è la necessità di ripensare il futuro tutti insieme, in ogni livello della civile convivenza e delle fasce della società.

Proposta: e se, sulla linea delle intuizioni passate e presenti della rivista Isonzo Soča, si costituisse un gruppo culturale, diffuso sia a Nova Gorica che a Gorizia, in grado di costruire le basi di pensiero filosofico, fondanti un programma transfrontaliero condiviso. Se si favorisse in ogni modo la costituzione di tavoli di lavoro condivisi tra gruppi di interesse, categorie sociali e produttive, realtà culturali e aggregative? E infine, se si individuasse anche un simbolo con valenza politica, tra coloro che si riconoscono in una visione umanistica della società da presentare - unito ad altri complementari simboli o anche autonomamente - alle prossime elezioni amministrative di Nova Gorica 2026 e Gorizia 2027? 

Cosa ne pensate?

Morti di freddo e di stenti in FVG: dolore, vergogna, indignazione

 

Mentre il periodo di Natale accende città e paesi di luci e di suoni, quattro persone sono morte di freddo e di stenti in Friuli Venezia Giulia.

Sono migranti, provengono da luoghi del mondo dove infuriano la guerra e la fame. Come Gesù bambino, non trovano posto negli "alberghi" e devono accontentarsi di casolari fatiscenti esposti al vento, alla pioggia e alle intemperie.

Questa situazione va avanti da anni, sottolineata grottescamente da amministratori in-coscienti (o forse molto coscienti) che si vantano di aver "ripulito" piazze, gallerie, parcheggi sotterranei. A volte addirittura arrivano a fomentare l'odio contro questi fratelli, negando il diritto alla loro cultura e spiritualità.

Se i quattro sono quattro - ma ognuno di loro è un essere umano, portatore di emozioni, speranze, attese, sacrifici immani vanificati dalla porta dell'opulenza chiusa in faccia - è perché centinaia di volontari si sono ribellati. Sono loro che ogni notte ricevono i reduci dalla rotta balcanica, li curano amorevolmente, fanno salti mortali per procurare cibo e coperte. Senza di loro i disagi sarebbero ancora più grandi, universali e i caduti di questa guerra a senso unico sarebbero migliaia. E questi angeli di umanità sono costretti a subire lo scherno di chi ha l'autorità per intervenire, individuando scelte, risorse e percorsi che non siano limitati a spostare le persone come se fossero pacchi postali. Quella che ancora qualcuno chiama emergenza - dopo più di un decennio - è, nel migliore dei casi, incapacità di intendere e volere.

La vergogna ci coinvolge tutti, siamo comunque parte di questo sistema che privilegia i ricchi e affossa i poveri. Il dolore delle vittime penetra a fatica tra presepi luccicanti che alcuni vorrebbero imposti dalla legge e alberi multicolori. L'indignazione è grande, ma che fare?

Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti - ci sbatteva in faccia un tempo Fabrizio de Andrè. Sì, perchè l'indignazione non è soltanto un grido assolutamente indispensabile contro chi governa e amministra chiudendo gli occhi davanti a ciò che sta accadendo. E' anch un impegno personale affinché nel proprio piccolo ognuno possa operare per costruire un'umanità davvero senza confini, dove l'essere parte della famiglia umana venga prima e valorizzi la diversità di lingua, cultura e religione.

Altrimenti, anche i droni proiettati nel cielo, i fuochi d'artificio di fine anno, le feste goriziane per la fine della capitale della cultura... se non segneranno lì'inizio della Capitale dell'accoglienza e della pace, svaniranno in un'eco di sottile ipocrisia.